Bene: è il momento di gustare. Oltre che con i rinomati piatti della Cucina Nazionale, il Salento svela la sua anima accogliente attraverso scie di profumi e sapori diversi. La cucina di “costa”, ad esempio: ricci freschi e pesce appena pescato, marinato nei carpacci o grigliato, a sentire tutto e per intero il profumo del mare. Da assaggiare magari dopo una nuotata… Oppure al chiar di luna? Scegliete pure. La cucina tipica, inoltre: dettata al tempo da un’economia agricola, è un albero con radici nel passato che fa cogliere -oggi- i suoi succosi frutti. Composta da alimenti poveri, è supportata da così tanta fantasia da creare piatti decisamente stuzzicanti e gustosi. Tutti da provare, nella versione originale. Tutti da ri-provare, nelle versioni rivedute e corrette degli Chef di oggi. La pitta, ad esempio: uno sformato di patate farcito con cipolla, olive, pomodori a pezzetti, capperi e acciughe senza spina (per chi le gusta), il tutto spolverato con del pane grattugiato. O la ciceri e tria: ceci che accompagnano una pasta tirata col mattarello, arrotolata e tagliata a striscioline per poi essere, in piccola parte, fritta in olio bollente. O le municeddhre: lumache di terra salentina preparate in padella con la cipolla e l’alloro. E cosa dire delle pittule? Sorta di frittelle da gustare semplici o farcite con baccalà; oppure con un misto di olive nere, acciughe e pomodorini conditi; o anche con cavolfiore condito, con tonno sott’olio e sponsali crudi, con cime di rape bollite e con tutto ciò che suggerisce la fantasia… Da leccarsi le dita! Non si può fare a meno, poi, di provare i pezzetti di cavallo preparati con salsa di pomodoro e peperoncino nelle caratteristiche pignate in terracotta; o i turcinieddhri, cioè d’interiora di agnello o capretto il cui gusto e profumo sono inconfondibili. Ed ancora il purpu alla pignata e la “pasta fatta in casa”, preparati secondo una tradizione che si tramanda da madre in figlia. Godrete di un Viaggio all’interno del vostro viaggio. Vi siete fatti un’idea?

Olio e vino accompagnano da sempre la nostra cultura. Ne sono un binomio inscindibile ed imprescindibile. Il primo è giunto in tempi immemori dalla Siria fin qui; il secondo (in dialetto: “mieru”) era chiamato “merum” (schietto, vero) dagli antichi Romani a sottolinearne il carattere vigoroso ed intenso rispetto agli altri vini dell’epoca. Vi abbiamo incuriositi? Speriamo di sì! Perché tra l’Oliva Cellina di Nardò e l’Oliva Ogliarola di Lecce c’è una differenza tutta da scoprire. E perché nei vini autoctoni locali, molti dei quali DOC, ci sono qualità tali e tante che districarsi tra essi può divenire un gioco davvero piacevole ed intrigante.

A sentirne il profumo, vien voglia già di seguire la scia. Avvolti, sedotti, ammaliati. Messa in tasca la ragione, è l’istinto a farla da padrone. Un morso…ed è la fine. Perchè i nostri pasticciotti si ricorderanno per sempre e sicuramente varranno da soli il viaggio, nonchè il “peccato”. E dopo, a casa vostra? Se vorrete ancora godere dei nostri gustosi colori, niente di meglio delle conserve fatte di frutta o verdura maturata ed essiccata al sole. Vi immaginiamo così: con il caffè e la marmellata a colazione, o con un contorno salentino nel vostro piatto, ad accompagnare friselle o tarallini. Noi speriamo vi donino un sorriso. E che il nostro, da lontano, Vi raggiunga.

Testi tratti da WelcomeBox